il nostro blog
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17-12-2020
Un elenco, seppur parzialissimo, per fare un viaggio nel sci-fi made in Italy.
“L’astronave del film in parte era un modellino dell’astronave per Marte disegnata da Werner Von Braun negli anni '50. Comprai il modellino alla Upim per mille lire… e la Terra era un enorme globo che stava nei bagni degli studi, una specie di lampadario, era enorme, non riuscivo a trovare in giro una cosa simile, altrimenti l’avrei comprata”.
Parola di Antonio Margheriti, meglio noto con lo pseudonimo di Anthony Dawson, il più grande di tutti quando parliamo di fantascienza italiana.
Tra mille difficoltà produttive, il cinema italiano ha sfornato capolavori, capaci di ispirare celebri film della fantascienza americana.
Le incursioni nel genere non mancano neppure oggi, sono sporadiche ma sempre ingegnose, perché alla mancanza di mezzi i registi nostrani contrappongono la forza delle idee.
Tentiamo un elenco, seppur parzialissimo, per fare un viaggio nel sci-fi made in Italy.
Considerato il primo film di fantascienza italiano, si avvalse della fotografia e degli effetti speciali di Mario Bava. Un razzo atomico (ossessione dell’epoca) viene lanciato dall’Onu sulla Luna, ma è vittima di un misterioso incidente. Il pilota riesce a tornare sulla Terra, ma l’apocalisse è vicine…
Alle spalle una grande casa di produzione italiana (la Lux Film), dunque effetti speciali all’avanguardia.
Fantascienza apocalittica per aprire la strada al genere.
Pellicola dove i modellini delle astronavi altro non sono che giocattoli in vendita nel negozio di quartiere. Pochi mezzi e grande intelligenza, un impianto visivo stupefacente da far meritare ad Antonio Margheriti il plauso dei produttori d’oltreoceano, pronti a commissionargli 4 film da girare in 8 settimane (il ciclo Gamma Uno: I criminali della galassia, I diafanoidi vengono da Marte, Il pianeta errante e La morte viene dal pianeta Aytin), antesignani delle serie UFO e Star Trek.
Senza questo film non ci sarebbe mai stata la saga di Alien, perché è stato una vera e propria fonte di ispirazione per Ridley Scott.
Basti pensare alla trama. Due grandi navi interplanetarie ricevono un SOS da un pianeta sconosciuto, ma durante l’atterraggio i loro equipaggi vengono letteralmente posseduti da una forza che li spinge alla violenza.
Una riflessione sull’omologazione e sul doppio di sé, sull’uniformità di pensiero.
Nonostante il budget, un piccolo gioiello senza tempo.
In un futuro imprecisato gli uomini hanno trovato il modo di evitare guerre e violenza. Il fantomatico Ministero della Caccia ha ideato un sistema in cui chiunque lo voglia può essere vittima o cacciatore senza compiere reato…
Il cinema sociale di Elio Petri sposa magnificamente la fantapolitica. Il futuro riflette il presente e profetizza una società dominata dalla commercializzazione ossessiva, in cui anche la morte si trasforma in prodotto.
La fine del mondo secondo Marco Ferreri. Il mondo è stato decimato e il filone apocalittico si cristallizza su una spiaggia. Qui, una coppia di sopravvissuti vive come in un giardino dell’Eden. Il nostro regista più controcorrente di sempre racconta un futuro dalle tinte bianchissime e mette in scena la generazione che dovrebbe ripopolare il mondo. Il catastrofismo è fisico e mentale allo stesso tempo e la demonizzazione della pubblicità e dei mezzi di informazione non è mai stata così elegantemente messa in scena.
Prima di 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra di Boris Sagal, molto prima di Io sono leggenda di Francis Lawrence, Ubaldo Ragona (alias Sidney Salkow) si misura con il celebre romanzo di Richard Matheson Io sono leggenda.
L’umanità non c’è più, è stata spazzata via da un virus. L’ultimo uomo sulla terra è Vincent Price, uno scienziato che cerca invano altre forme di vita.
Sullo sfondo ci sono le geometrie razionaliste dell’Eur, perfette per mettere in scena l’apocalisse.
Negli anni si è trasformato in un vero e proprio cult internazionale. Siamo in qualche angolo remoto dell’Universo, facendo il verso a Star Wars, Luigi Cozzi ci infila dentro i soldati imperiali e il figlio disperso dell’imperatore. Un viaggio spaziale tra amazzoni, robot giganti, mostri e tribù di cavernicoli.
Il successo è immediato, e pensare che il pianeta vulcanico è l’Etna, il rifugio delle Amazzoni si trova in puglia e gli interni sono tutti girati a Cinecittà.
Nel 2005, nell’Agglomerato Nord, un creatore di videogiochi ha solo tre giorni per completare il suo ultimo lavoro. Ad ostacolarlo ci pensa un virus, capace di dare coscienza al protagonista del gioco, costretto a chiedere al suo creatore di cancellarlo… Christopher Lambert, Diego Abatantuono, Amanda Sandrelli, Stefania Rocca e Sergio Rubini, tutti insieme per Gabriele Salvatores, alle prese con il genere cyberpunk, quello che ha dato vita a Blade Runner e a Matrix, tanto per intenderci.
Origin story da fumetto americano degli anni Sessanta, con tanto di genesi del supereroe. Entrato accidentalmente a contatto con una sostanza radioattiva, Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) scopre di possedere una forza sovraumana…
Gabriele Mainetti riesce dove non arriva neppure Salvatores con il suo Il ragazzo invisibile. Il film è un successo, merito anche di una Roma violenta e di un Tevere così inquinato da divenire radioattivo.
Basato sull’omonima graphic novel ideata da Roberto Recchioni ed edita dalla Bonelli, il film firmato da Ivan Silvestrini ci porta nei suggestivi paesaggi dello Utah e ci regala ottanta minuti di pura angoscia. Questo survival movie, ambientato in un futuro neanche tanto lontano, ha per protagonista una macchina ipertecnologica guidata da una giovane madre che a bordo ha il figlio. Nel deserto investe un cervo e scende dall’auto e il bimbo attiva per errore i sistemi di sicurezza del mezzo…
Cosa farebbe una madre pur di salvare il proprio bambino?
E cosa accade quando la tecnologia ti si rivolta contro?
Un gioiello nostrano, a dimostrazione che la fantascienza italiana gode ancora di ottima salute.
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