il nostro blog
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28-02-2022
Cosa fa l'assistente al montaggio? Cristina Borsatti lo ha chiesto a Luca Cangiano.
Continua il nostro viaggio nei mestieri meno noti della settima arte, ingranaggi che non possono mancare per dar vita ad un film o ad una serie.
L’assistente al montaggio è il braccio destro del montatore, ordina e classifica il materiale girato, assembla i giornalieri, sincronizza il sonoro alle immagini e imposta il progetto di montaggio.
Luca Cangiano fa questa professione ormai da diversi anni, dopo aver studiato montaggio con Alessio Doglione all’Accademia Griffith. Ha lavorato per note serie, come "La strada di casa", "Cuori" e "La fuggitiva", e numerosi film, tra i quali "Chiara Lubich - L'amore vince tutto" di Giacomo Campiotti, "Fino ad essere felici" di Paolo Cipolletta e "Romantiche" di Pilar Fogliati, attualmente in post-produzione.
Luca, per prima cosa ci spieghi di cosa si occupa precisamente un assistente al montaggio?
L’assistente al montaggio tiene un po' le fila con tutti i reparti, anche con il reparto produzione. Se ci sono dei problemi in fase di montaggio, ad occuparsene è lui di concerto con il responsabile di post-produzione.
Inoltre, nella prima fase, quella della messa a ciak, l’assistente al montaggio riceve il materiale, l’audio dal fonico e il video dal data manager, e deve sincronizzarlo per poi passarlo al montatore. Durante la fase del montaggio vero e proprio, insieme al montatore tiene invece i contatti con il regista, che molto spesso vuole vedere il materiale non appena montato, e cerca di assecondare le sue richieste.
Al termine di questa fase, passa la maggior parte del tempo in moviola con il montatore e il regista, offrendo il suo sguardo tecnico e artistico. Provvede poi a preparare al meglio uno "scarico" per la visione con editoriale, produttore o emittente televisiva che sia, che daranno le loro note al regista e al montatore.
Ci sono anche altre figure professionali in fase di montaggio?
C’è l’assistente in seconda, che lavora con l’assistente e lo aiuta in tutte le sue mansioni.
Solitamente, si comincia facendo gli assistenti in seconda.
Tu come hai iniziato?
Ci vuole sempre qualcuno che ti offra la prima occasione. Io personalmente, dopo la Griffith, ho avuto l’opportunità di lavorare come secondo assistente con Alessio Doglione, il mio docente di montaggio alla Griffith, e con Brunella Perrotta che all’epoca era una bravissima assistente al montaggio e che già conoscevo, alla quale era stata data l’occasione di montare per la prima volta una serie tv.
Abbiamo lavorato alla serie Rai "La strada di casa", firmata da Riccardo Donna. Tutto ha avuto inizio da lì.
Brunella è stata senza dubbio il mio "mentore", e se oggi sto costruendo con successo la mia carriera lo devo soprattutto a lei.
Pian piano poi ci si lega ai montatori, ai registi e alle case di produzione. Da allora, ad esempio, ho lavorato spesso con Riccardo Donna.
Quali qualità dovrebbe possedere un assistente al montaggio?
Dovrebbe essere ordinato, anche mentalmente. Preciso e paziente, soprattutto per quanto riguarda le relazioni. Ci vuole, inoltre, una grande preparazione tecnica, per questo è importante frequentare una scuola che ti prepari al mondo del lavoro e che ti insegni ad utilizzare al meglio il software di video editing Avid.
Comunque, nonostante l’indispensabile preparazione, quando arrivi davanti ad una moviola ricominci tutto da capo, impari a gestire i materiali, a relazionarti con gli altri, a passare il materiale. In altre parole, metti in pratica le tue competenze.
Assistente in seconda, assistente al montaggio, montatore. Funziona così?
Direi di sì, ci sono molti assistenti al montaggio che desiderano fare il salto.
Io personalmente amo molto il mio lavoro ed è quello che voglio fare.
Dinamiche e responsabilità sono diverse perché il montatore, lavorando a stretto contatto con il regista, deve avere ancora più pazienza e diplomazia. Inoltre, il montatore non ha orari.
Cosa ti piace di più del tuo lavoro?
Io ho iniziato con l’informatica e le conoscenze informatiche mi sono state molto utili, mi aiutano ogni giorno a risolvere problemi. Sentivo però che l’informatica non faceva per me, così come sento che sono nato per fare l’assistente al montaggio.
Per risponderti, mi piace che sia un lavoro di squadra e che si lavori molto spesso con le stesse persone. Inoltre, non si tratta semplicemente di un mestiere tecnico. Quando si partecipa alle riunioni che avvengono tra regista e montatore c’è sempre anche uno scambio artistico e si trovano insieme le soluzioni. L’aspetto più bello di questo mestiere.
Su cosa stai lavorando attualmente e cosa ti auguri per il futuro?
Attualmente sto lavorando ad una serie Rai firmata da Riccardo Donna e montata da Davide Miele. La stanno girando in Trentino, è un giallo mistery e si intitola "Black Out".
Le serie garantiscono più stabilità e quello che mi auguro è di avere la continuità lavorativa che ho avuto in questi ultimi anni. Dunque, spero di lavorare tanto e a lungo e che la mia professione ottengo sempre maggiori riconoscimenti.
L’assistente al montaggio è una figura professionale che nel tempo sta cambiando.
Molto spesso l’assistente si occupa anche del pre-montaggio: un lavoro che di fatto non viene contrattualizzato, ma di cui si sta discutendo in questi ultimi mesi a livello sindacale.
Si va dunque nella direzione di un maggior riconoscimento di questa professione?
Questa è la speranza, e non solo da un punto di vista contrattuale. I giovani sono entusiasti, fanno molto spesso più del necessario, ma bisogna difendere il proprio lavoro. Anche per quanto riguarda l’accesso alla professione, è importante mettere in chiaro che servono competenze pregresse e professionalità. Se un film o una serie arrivano in sala e in televisione è anche merito del grande lavoro che fanno gli assistenti al montaggio.
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