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15-01-2025
Dalla letteratura al cinema, la fantascienza è sempre stata una cosa seria.
Mondi probabili ma non impossibili, lontani ma non lontanissimi. Dalla letteratura al cinema, la fantascienza è sempre stata una cosa seria, ci ha fatto riflettere su questioni esistenziali, tecnologiche e sociali, ha influenzato la nostra percezione della realtà, attraverso la creazione di mondi immaginari. Cinema di genere, si fa per dire, perché ci porta oltre i confini della realtà.
Immergendoci in universi lontani e futuri distopici, il cinema di fantascienza non ha semplicemente intrattenuto e affascinato il pubblico, ci ha fatto guardare il nostro presente con occhi nuovi e critici, precorrendo con l’immaginazione le conseguenze dei nostri comportamenti e delle nostre scelte. Genere destabilizzante ai limiti della scienza, frutto di una ricerca che sfida ogni volta le leggi della fisica e della società, il cinema di fantascienza – al pari del film storico e del biopic – si trova ogni volta a dover affrontare un doppio rapporto con la storia.
Quella futura, da immaginare e creare da zero, e quella presente, perché è con la sensibilità di oggi che raccontiamo il futuro (similmente al passato) e lo facciamo per puntare i riflettori sul presente, per capire la più stretta attualità. Quelli sono, però, territori inesplorati.
Tecnologie, creature, civiltà vanno immaginate e create, ogni volta per portarci in mondi nuovi, che certo devono tenere comunque conto di un passato, quello di un genere ricco di procedure e archetipi, di temi (come la perdita di controllo sulla tecnologia, il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali) che ne hanno fatto la storia. Facciamoci aiutare dai capolavori che hanno segnato più di altri la storia del cinema di fantascienza, che ci hanno insegnato la creazione di mondi immaginari è una vera e propria arte.
Nonostante sia stato riconosciuto solo negli anni Cinquanta, il cinema di fantascienza, uno degli 11 generi cinematografici codificati, esiste da quando esiste la settima arte, per la precisione dal 1902, anno in cui George Méliès, prestigiatore e regista, firma Il viaggio alla Luna.
Adattamento in parte di Verne in parte di Welsh, questo piccolo film delle origini ha tanti primati: primo adattamento e primissimo alien movie al medesimo tempo. Il futuro dell’umanità all’inizio, e un iconico proiettile sparato nell’occhio del satellite che il cinema, ma anche la musica, non riescono a dimenticare.
Erano i tempi dell’espressionismo tedesco, eppure Metropolis era e rimane un film incredibilmente moderno, capace di definire il futuro cinema di fantascienza. La metropoli è futurista, la società messa in scena da Fritz Lang è invece classista, con gli operai nel sottosuolo e i ricchi ad un passo dal cielo. A sovvertire questo disordine ci pensa Hans, figlio di un dittatore, accompagnato dall’umile Maria. I costi furono così elevati da provocare il fallimento della casa di produzione, la Universum Film, ma il film di Lang resta un punto di riferimento che non ha eguali.
Il più interessante contributo italiano al genere, quasi una versione ante litteram di Hunger Games.
Elio Petri affida a Tonino Guerra e ad Ennio Flaiano il compito di portare a compimento una sceneggiatura, adattando un racconto di Robert Sheckley. Nel 2079, i membri di un club mondiale danno la caccia fino alla morte in diretta tv. Marcello Mastroianni è la vittima, Ursula Andress la carnefice. Fantascienza ma anche commedia (all’italiana), guardando ai temi dell’epoca, come il divorzio, il maschio seduttore il voyeurismo di allora.
Una pietra miliare del cinema scifi, in grado di portare il genere dalla serie B a quella di autore. Innovativo, enigmatico, figlio di uno Stanley Kubrick alla ricerca di narrazioni che andassero oltre quelle convenzionali. 2001: Odissea nello spazio segue un misterioso monolito che influenza l’evoluzione umana, dalla preistoria fino a un futuro dove l’intelligenza artificiale mette in discussione la natura stessa dell’umanità. Una riflessione profonda, splendidamente diretta, fotografa e musicata, quanto mai attuale anche oggi.
La risposta sovietica a 2001: Odissea nello spazio, almeno questo è quanto si dice di Solaris. In realtà, pare che Tarkovskij il film di Kubrick non l’avesse neppure visto, la sua fonte di ispirazione fu piuttosto un romanzo di Stanisław Lem. Il pianeta immaginario Solaris è in stallo, perché l’equipaggio è caduto in una profonda crisi emotiva. Nessun effetto speciale, nessun set futuristico. Fantascienza esistenziale e d’autore, che si aggiudica del Gran premio speciale della giuria al venticinquesimo Festival di Cannes.
Uno dei franchise più amati di sempre, ma anche un titolo capace di rivoluzionare il cinema di fantascienza. George Lucas dà inizio alla saga sci-fi più popolare di sempre, con un film che si intitola semplicemente Guerre Stellari, un’epopea spaziale che attinge agli archetipi per diventare essa stessa archetipo e per rivoluzionare gli standard del genere. In una galassia lontana lontana, tra mito greco e viaggio dell’eroe.
La fantascienza di Philip K. Dick sposa il noir alla Raymond Chandler, per raccontare la storia di un cacciatore di replicanti (Harrison Ford), umanoidi artificiali che si sono ribellati a creatori e programmi. Il capolavoro del regista Ridley Scott mette in discussione i concetti di umanità e di identità in una Los Angeles proiettata in un futuro che oggi è già passato. Il mondo è cupo, completamente artificiale o quasi, così inquinato da risultare invivibile: qualcosa a cui allora noi umani non potevamo neanche immaginare!
Già nel 1985 Terry Gilliam si era cimentato con la Dopo la fantascienza retro-futuristica di Brazil, Terry Gilliam torna al genere, ispirandosi ad un cortometraggio di Chris Maker. Un virus ha ucciso cinque miliardi di persone, per questo l’ergastolano Bruce Willis è inviato indietro nel tempo, dal 2035 al 1996, alla ricerca della causa dell’epidemia. Prima candidatura all’Oscar per Brad Pitt e un esplicito riferimento a La donna che visse due volte di Alfred Hitchcock.
Può un film modificare il nostro modo di vedere la realtà? Le sorelle Wachowski miscelano filosofia (nello specifico, col mito della caverna di Platone), azione e rivoluzioni effetti speciali (basti pensare al bullet time), affrontando lo spinoso tema del controllo sulla nostra esistenza.
In Matrix, Neo (Keanu Reeves) è un programmatore che scopre di vivere in una simulazione computerizzata controllata da macchine intelligenti, che usano i nostri corpi alla stregua di batterie, in un mondo in cui anche la realtà è una mera illusione indotta artificialmente.
Minority Report è un film che immagina un futuro in cui i crimini possono essere prevenuti prima ancora che accadano. I precog sono, infatti, esseri umani telepatici, in grado di leggere i pensieri e sono al servizio della polizia. Tom Cruise, al servizio di Steven Spielberg, è un capo dipartimento della polizia precriminale accusato di omicidio, pronto a trasformarsi da cacciatore a preda. Grande cinema, ottime idee per mettere in scena un mondo che non avevamo ancora immaginato.
L’estinzione della razza umana è vicina, perché non si possono più fare figli, come nell’omonimo romanzo di P.D. James. Il regista Alfonso Cuarón mette al centro della vicenda, ambientata nel 2027, l’ex militare dissidente Clive Owen, chiamato a scortare l’unica donna incinta del Pianeta. La metafora è politica, i riferimenti d’autore: da L’infernale Quinlan di Orson Welles a La battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo.
Cinema di fantascienza e un forte messaggio sociale. District 9 spariglia le carte in tavola, prendendo la strada del mockumentary. In una Johannesburg del futuro, una colonia aliena è stata confinata all’interno di un ghetto, in un clima di tensioni sempre maggiori tra la popolazione umana e la specie aliena, a causa della segregazione e della xenofobia. Il tema è senza mezzi termini il razzismo, ammantato da un decor di stampo fantascientifico.
Sogno o realtà? L’intricatissima trama della monumentale sceneggiatura scritta da Christopher Nolan ci mette più di un dubbio, invitandoci a riflettere sulla natura della coscienza. Leonardo Di Caprio è in grado di entrare nel subconscio di chiunque, innestando un preciso pensiero, una tecnologia utilissima in ambito aziendale, e non solo. Una visione non basta, perché Inception ci porta di livello in livello ad esplorare l’incoerenza narrativa e molteplici piani di realtà.
A sei anni dall’Oscar per Parasite, Bong Joon-ho aveva già realizzato un ritratto del classismo e del privilegio. Anche Snowpiercer rientra a pieno titolo nella fantascienza sociale, con ricchi e poveri costretti su un treno ma in classi diverse. Mentre i poveri in fondo al treno cercano di rovesciare lo status quo a danno dei ricchissimi che abitano i vagoni di testa, la minaccia è incombente, glaciale ed ecologica.
Una riflessione profonda sulla comunicazione e sul tempo. Arrival di Denis Villeneuve segue le peripezie della linguista Louise Banks (Amy Adams), contattata dall’esercito per costruire un canale di comunicazione con dodici astronavi extraterrestri giunte sulla Terra. Cosa possiamo insegnare a chi non è come noi? Cosa possiamo raccontare di noi? Questo adattamento (dal racconto Story of Your Life di Ted Chiang), commuove e fa riflettere, è un viaggio che sfiora la mente e tocca il cuore, esplorando l’importanza del dialogo.
La fantascienza non è un genere come gli altri, è uno strumento potente perché in grado di farci esplorare e comprendere il mondo che ci circonda. Un monito che ci invita ogni volta a considerare le conseguenze delle scelte che prendiamo nel presente.
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