il nostro blog
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03-12-2024
Ripercorriamo una storia fatta di film che hanno influenzato le coscienze.
“La cinematografia è l’arma più forte.” Uno slogan che viene da lontano e rimanda al ventennio fascista. In quegli anni, a ben altre latitudini, il way of life americano borghese e i suoi tipici valori fondativi (la famiglia, il matrimonio, la comunità) trovano nella settima arte un analogo e potente strumento di espressione culturale, al fine di accelerare la nascita di una cultura nazionale americana.
Il cinema e la politica si sono sempre variamente intrecciati, aldilà dell’esplicita propaganda. I film hanno da sempre rappresentato uno strumento di espressione culturale, che ha giocato e gioca un ruolo fondamentale nel plasmare l’opinione pubblica e nello stimolare il dibattito sociale e politico. Lo sa bene la politica, lo sanno gli autori, alle prese spesso con l’esplorazione del potere e delle disuguaglianze, della giustizia sociale e dei diritti civili. Alcune pellicole più di altre, hanno influenzato notevolmente il dibattito sociale.
Ripercorriamo, dunque, una storia fatta di opere cinematografiche che hanno influenzato le coscienze, talvolta contribuendo a produrre concreti cambiamenti sociali. Ve ne proponiamo dieci, in ordine temporale. Non è certo una classifica.
Charles Foster Kane (Orson Welles), magnate e media tycoon, muore abbandonato da tutti nella sua lussuosa residenza, Xanadu. Ma, prima di spegnersi, pronuncia la parola Rosebud. Cosa significa? Cosa si nasconde tra le pieghe della vita di quest’uomo in grado di incarnare il sogno americano? Quarto Potere, come fosse un giallo, va alla ricerca della verità, attraverso una struttura lontana da quella classica e per mezzo di una storia intramontabile che è ancora di strettissima attualità.
Welles rivolge il suo sguardo sul potere dei media e sulla loro ingerenza nella politica, attraverso una potente critica alla corruzione dei media e al potere. Il vero interrogativo del film riguarda il ruolo giocato dall’informazione nella creazione dell’opinione pubblica e nella manipolazione della realtà a scopi politici.
In Sicilia, il Barone Ferdinando Cefalù detto Fefè (Marcello Mastroianni) è sposato con Rosalia (Daniela Rocca), ma è innamorato di sua cugina Angela (Stefania Sandrelli), una bellissima ragazza che ricambia il suo amore. Stanco di sua moglie, cerca in tutti i modi uno stratagemma per sbarazzarsi di lei… Pietro Germi ambienta questo film politico in un’Italia in cui è previsto ancora il delitto d’onore ma non ancora il divorzio. Per quello, bisognerà attendere l’approvazione della legge sul divorzio nel 1970 e il successivo referendum del 1974.
Campione di incassi, Divorzio all’italiana fotografa, come tanta commedia dell’epoca, l’Italia del boom e i suoi cambiamenti, innescando un vivace dibattito popolare, sdoganando un tabù e provocando la reazione degli ambienti più tradizionalisti, a partire dal mondo cattolico. Il cinema sfida l’opinione pubblica, fa riflettere, anticipa quanto sarebbe accaduto qualche anno dopo.
Algeri, 7 ottobre 1957. I parà del colonnello Mathieu (Jean Martin) circondano il nascondiglio dell’unico superstite del Fronte di Liberazione Nazionale algerino, Alì La Pointe (Brahim Haggiag), e minacciano di far saltare con la dinamite la casa. Questi, in attesa della morte, ripercorre con la memoria gli avvenimenti nei quali, da sfruttatore di donne e pregiudicato comune, è maturato in uomo cosciente del suo diritto alla libertà…
Da una sceneggiatura di Franco Solinas, accompagnato dalle musiche di Ennio Morricone, La battaglia di Algeri meritò il Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia per quel suo essere un film per certi versi rivoluzionario. Sicuramente politico perché potente manifesto sulla lotta del colonialismo. Gillo Pontecorvo riflette sulla violenza, il terrorismo e la resistenza, alimentando il dibattito sulla giustizia e la legittimità delle lotte di liberazione contro i colonizzatori.
Marines americani vengono presto trasformati in macchine per uccidere dall’implacabile addestramento del feroce sergente Hartman (R. Lee Ermey). Partono poi per il Vietnam, dove assisteranno ad un orrore senza vincitori né vinti, ma solo disumanità e cinismo. Prende di mira la guerra e l’esercito Stanley Kubrick realizzando una pellicola in cui non c’è nulla di epico. Un film senza eroi in cui l’attenzione è rivolta all’umanità e alla storia.
Full Metal Jacket esplora le atrocità della guerra del Vietnam, portando l’orrore nelle sale cinematografiche lontane da quell’abominio. Quasi un’analisi sociopolitica che ha spinto l’opinione pubblica a riflettere sulle devastanti conseguenze psicologiche di conflitti di questa portata.
Andrew Beckett (Tom Hanks) è un giovane e brillante avvocato di Filadelfia, licenziato dall’importante studio per cui lavora perché malato di Aids. Sara Joe Miller (Denzel Washington), l’avvocato di colore che lo rappresenta nella causa che intenta al suo ex studio, a tentare di fare giustizia contro una discriminazione ingiusta quanto crudele.
Philadelphia di Jonathan Demme ha segnato un punto di svolta nella rappresentazione della malattia da HIV e della discriminazione verso la comunità LGBTQ+ al cinema. È stato un film che prima di altri ha avuto un ruolo nella sensibilizzazione del grande pubblico sulla pandemia di AIDS e sui diritti delle persone omosessuali.
Tratto dalla vera storia del pianista ebreo polacco Władysław Szpilman (Adrien Brody), Il pianista racconta la vita durante l'occupazione nazista di Varsavia durante la Seconda guerra mondiale. Dalla persecuzione al ghetto e poi ai campi di concentramento, in attesa dell’avanzata degli Alleati…
Miglior attor, Miglior regista a Roman Polanski, due Oscar meritatissimi per un film che ha contribuito al dibattito sulla memoria storia e sul revisionismo. La rappresentazione della guerra e dell’Olocausto è cruda, non lascia volutamente scampo ad alcun fraintendimento, la storia è realmente accaduta e questo capolavoro cinematografico sull’orrore del nazismo si aggiudica anche la Palma d’oro al festival di Cannes.
Ispirato all’omonimo fumetto di Alan Moore, V for Vendetta ci porta in un mondo dominato da un governo totalitario, in cui il misterioso V (Hugo Weving) usa ogni mezzo in suo possesso per combattere il sistema. Thriller politico che all’uscita, ma anche oggi, ha trovato una grande eco nei movimenti di protesta contemporanei, diventando simbolo di resistenza contro il controllo governativo e le violazioni delle libertà civili.
Film cult, citatissimo (basti pensare alla serie spagnola La casa di carta) che globalmente ha fatto discutere sulla privacy, i diritti civili e il potere. Il regista James McTeigue monopolizza attraverso V le trasmissioni e lancia un monito alla popolazione: V per Vendetta, V per Verità. V per Viltà, quella che riflette la pochezza della popolazione civile.
La realtà come strumento di verità. Anche quella di Milk è una storia vera, quella di Harvey Milk (un gigantesco Sean Pean), omosessuale che nella San Francisco degli anni Settanta decide di candidarsi come consigliere comunale. Dalla sua lotta per i diritti civili deriverà l’abolizione al divieto per i gay di insegnare nelle scuole californiane.
Oscar al miglior attore protagonista, supportato da un cast in stato di grazia e da un film messo in scena da Gus Van Sant con molto cuore e altrettanta determinazione. Bramava il progetto da almeno dieci anni e per esso ha abbandonato le sue personali sperimentazioni formali.
Dopo varie vicissitudini e relativi inganni, tutta la famiglia Kim, costretta a vivere in un seminterrato alla ricerca sfrenata di lavori utili, si ritrova a lavorare per la ricca famiglia Park. Bong Joon-hoo racconta, con invidiabile originalità, la spaccatura sempre più netta tra le classi sociali e vince ben quattro Oscar: miglior film (prima opera in assoluto non in lingua inglese a riuscirci), miglior regia, miglior sceneggiatura originale e miglior film internazionale.
Parasite è un film volutamente iperbolico, a suo modo assurdo, come lo sono le estreme conseguenze create dalla disuguaglianza sociale.
Delia è Paola Cortellesi, perfetta madre di famiglia e donna di casa nella Roma del dopoguerra. Accudisce i tre figli e il marito Ivano (Valerio Mastandrea), che ritiene sia giusto riempirla di botte ad ogni sua mancanza. Il primo voto delle donne nella storia italiana è nell’aria, come la voglia di fuggire e di sperare in una vita diversa. Opera prima e insieme opera politica. Se ne sono accorti tutti e gli applausi hanno accompagnato ogni proiezione.
Delia ci porta indietro nel tempo, ma anche in questo nostro presente e in un futuro in cui se non ci diamo da fare non ci saranno mutamenti. Il sentimento condiviso è di libertà e emancipazione, è espresso in modo apparentemente semplice eppure capace di smuovere nel profondo. Il film più visto nel 2023, C’è ancora domani ha spinto molti più volte al cinema, anche solo per portarvi figlie, amiche, madri, sorelle, compagne e compagni. Qualcosa riguarda tutti, riguarda un recente passato ma anche questo nostro presente.
Questi dieci film non sono solo opere che hanno fatto il giro del mondo, opere d’arte e di intrattenimento, ma anche preziosi strumenti di critica e riflessione sociale. Hanno alimentato dibattiti, smosso l’opinione pubblica spingendola al confronto e alla riflessione, spesso a rialzare la testa. Il cinema non è solo uno specchio della realtà, possiede la forza necessaria per influenzare la cultura e stimolare il cambiamento.
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