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14-09-2021
Docudrama, docufilm, docufiction, docuserie. Facciamo chiarezza.
Docudrama, docufilm, docufiction, docuserie. Facciamo un po' di chiarezza.
Spesso utilizzati alla stregua di sinonimi, i termini docudrama e docufiction indicano due diverse tipologie di documentario.
Sin dalla sua nascita, il genere non è stato esente da vere e proprie ricostruzioni, tanto per ragioni creative quanto di necessità. E allora ecco apparire il termine docufiction, un documentario che ingloba elementi di finzione. Siamo negli anni Venti e già Robert Flaherty, uno dei padri del cinema non fiction, non rinuncia alla ricostruzione poetica del reale per dar vita a capolavori come "Nanuk l’eschimese" a "L’uomo di Aran".
Il termine docudrama si diffonde, invece, a partire dalla seconda metà del XX secolo. Ingloba i cosiddetti documentari drammatizzati o sceneggiati, con parti interpretate da attori o basati su una ricostruzione storica.
Per semplificare, c’è più sceneggiatura nel docudrama che nella docufiction, molta più finzione.
Docufilm e docuserie distinguono invece il lungometraggio documentario dal documentario seriale.
La tv - oggi soprattutto quella in streaming - ha sempre avuto una vera e propria passione per il docudrama, letteralmente una ricreazione immaginaria e drammatizzata di eventi in forma di documentario.
Ripercorriamo allora il genere, attraverso alcuni suoi capolavori, dalla Seconda Guerra Mondiale ai tempi nostri, quelli del trionfo della serialità.
Cominciano dal cinema semi-documentario e dal regista e produttore americano Louis Clark de Rochemont, considerato il padre del docudrama. Creatore di "The March of Time", serie di cinegiornali che univano notizie, interviste e vere e proprie drammatizzazioni, portò l’estetica del cinegiornale in alcuni lungometraggi prodotti per la 20th Century Fox. Tra questi, "Boomerang" firmato, nientemeno, da Elia Kazan. Crime noir basato sulla vera storia di un vagabondo accusato ingiustamente di omicidio.
L’estetica del cinegiornale portata in un film, partendo da eventi reali e sfruttando uno stile realistico.
Probabilmente, il più famoso tra i film semi-documentari, basato sui resoconti giornalistici delle azioni criminali di Erwin "Machine-Gun" Walker, veterano ed ex impiegato di un dipartimento di polizia in California, responsabile di una serie di crimini e sparatorie nel 1945 e nel 1946.
Dirige Alfred L. Werker (e un non accreditato Anthony Mann).
L'influenza del New Journalism nella letteratura e nel cinema, ovvero il giornalismo affrontato con tecniche letterarie. Tra gli esempi più celebri, la letteratura saggistica di Truman Capote. Il suo romanzo "A sangue freddo" diventa un docudrama nel 1967, a partire da un efferato fatto di cronaca nera avvenuto nel 1959.
Mescolando realtà e fantasia, il regista Richard Brooks usa attori allora sconosciuti ma molto simili agli assassini e utilizza come sfondo le location reali del dramma. Il risultato è un capolavoro.
La vicenda raccontata è quella di Randall Adams, accusato dell’omicidio di un poliziotto e per questo condannato alla pena capitale, poi commutata in ergastolo, nello stato del Texas.
Il regista Errol Morris segna il genere, introducendo ricostruzioni filmate con uso di attori all’interno delle vicende narrate dai reali protagonisti. Il film non mostra mai la verità relativa all’omicidio, piuttosto diverse messe in scena, ognuna basata sulla storia di un testimone specifico, al fine di dimostrare che non tutte possono essere avvenute contemporaneamente.
Dopo l’uscita nelle sale di questo film, Randall Adams ha potuto godere di un nuovo processo in seguito al quale è stato liberato e scagionato da ogni accusa.
Mentre Werner Herzog sta girando un documentario sul mito del mostro di Loch Ness, il regista Zac Penn gira il dietro le quinte.
Falso documentario di un falso documentario, "Incident at Lock Ness", scritto a quattro mani da Herzog e Penn, è un gioco di specchi sulla realtà e una strepitosa fusione tra docudrama e mockumentary (più che falso, finto documentario).
Mockumentary a sfondo fantascientifico realizzato da History Channel in occasione del centenario dell’inizio della prima guerra mondiale. Da un lato la rivisitazione dei fatti realmente accaduti, dall’altro "La guerra dei mondi" di H. G. Wells. Un mix riuscitissimo che incolla lo spettatore allo schermo, mescolando così bene finzione e realtà da riuscire a sospenderne l’incredulità. La Prima Guerra Mondiale combattuta contro gli alieni, unendo serialità, immagini di repertorio ed effetti speciali.
Docudrama e docuserie anche "The Jinx", miniserie televisiva in sei puntate prodotta dalla sempre impareggiabile HBO.
Interviste realizzate per l’occasione, ricostruzioni e materiali d’archivio. Emozionante, capace di incollare alla poltrona come il migliore dei gialli e alla fine, senza spoilerare, di far riaprire casi chiusi da anni e riportare in processo il protagonista Robert Durst. Imperdibile.
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