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31-08-2021
Un tecnica di ripresa che non ha mai smesso di mettere in scena la psicologia dei personaggi.
Show, don’t tell! Regola d’oro della narrazione cinematografica. Per questa ragione Alfred Hitchcock mostra le vertigini invece di parlarne in quel suo capolavoro di forma che è "La donna che visse due volte". "Vertigo" nella versione originale, come l’effetto prodotto dalla combinazione di uno zoom in avanti e di una carrellata indietro (o viceversa).
Da allora, questa tecnica di ripresa (conosciuta anche come Dolly Zoom o Zolly) non ha mai smesso di mettere in scena la psicologia dei personaggi, distorcendo la loro prospettiva e rappresentando visivamente i loro stati d’animo destabilizzati. Da Alfred Hitchcock ad oggi.
L’avvento di questa tecnica di ripresa si deve a questo film e al genio di Hitchcock. L’acrofobia di Scottie (un magnifico James Steward) è alla base di quelle vertigini che danno il titolo alla pellicola. Nella spettacolare sequenza sulle scale del campanile, l’investigatore protagonista rivolge il suo sguardo verso il basso e il dolly zoom fa il resto. Vertigine, spaesamento, paura.
Al maestro del brivido ci vollero quindici anni per perfezionare l'effetto Vertigo, nato dal desiderio di ricreare quel senso di allontanamento delle cose che si prova quando si è completamente ubriachi. Un aneddoto raccontato in una celeberrima intervista rilasciata a François Truffaut, che ottiene il medesimo effetto nel suo "Jules and Jim". Vedere la scena delle statue nel giardino dell’isola per credere.
Tra i tanti nomi di questa tecnica c’è anche "Jaws shot". D’altronde Steven Spielberg la utilizza in modo incomparabile sulla spiaggia del suo "Lo squalo".
Il capo della polizia Martin Brody (Roy Scheider) sente un grido e capisce che si tratta di uno squalo. Attraverso una combinazione di zoom e carrellata sul viso di Brody si manifesta ogni spigolo di terrore che gli brucia dentro.
Già in "Toro scatenato", poi in "Goodfellas". Martin Scorsese sperimenta più volte la tecnica, ma è nella tavola calda di "quei bravi ragazzi" che ci offre il meglio.
Durante il dialogo tra Henry (Ray Liotta) e Jimmy (Robert De Niro) realizza un dolly zoom molto lento, che invece di creare uno shock visivo ci regala una lunga sensazione di paranoia e ansia opprimente.
Maestro di rapidi effetti Vertigo al contrario: da un dettaglio appartenente a un oggetto o un personaggio la visuale viene "sparata" all'indietro per mettere in luce cosa accade intorno. Sam Raimi ne ha fatto un marchio di fabbrica come nella scena del duello di "Pronti a morire", in cui la velocità è tutto.
Un’esplosione vista attraverso un binocolo portato agli occhi da Robert Redford. Un dolly zoom capace di ricordare quello de "Lo squalo" perché i sentimenti non sono meno tesi grazie a questo effetto. Tra le fiamme c’è anche il suo allievo Brad Pitt e i sentimenti di un mentore verso il suo pupillo sono nell’aria.
Peter Jackson lo utilizza nella scena in cui Frodo e i suoi compagni di viaggio fuggono da Hobbieville inseguiti dai Nazgul.
Un vento che non ha nulla di normale anticipa l’arrivo del nemico e il Vertigo Effect tira fuori dal viso di Frodo ogni sentimento.
Dal cinema alla televisione, solo per fare un esempio.
Serie di culto, dolly zoom di matrice hitchcockiana sul primo piano di Walter White, mentre il male si impossessa di lui e ogni volta ce ne rendiamo conto prima che accada. "Breaking Bad" ne ha fatto un uso smodato, come tanta serialità contemporanea, perché Show, don’t tell! è una regola d’oro anche della buona televisione.
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