il nostro blog
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03-05-2021
A pochi anni dalla conclusione del suo percorso di studi, Denis Bernini vive già del suo lavoro.
Per Denis Bernini la fotografia è sempre stata qualcosa di più di un semplice interesse. Ce ne siamo resi subito conto alla Griffith: umiltà, passione e determinazione non gli sono certo mancati. E se ti porti dietro un bagaglio del genere le opportunità non tardano ad arrivare.
A pochi anni dalla conclusione del suo percorso di studi, vive già del suo lavoro, e di cose belle, tra cinema e televisione, ne ha già fatte davvero tante.
Perché la fotografia? Cosa ti ha sempre appassionato di questo ambito?
Fin da piccolo credo di aver sempre avuto una memoria fotografica e di base sono una persona che osserva molto quello che le accade intorno. Tutto è sempre diventato spunto di un racconto da mettere in scena attraverso un obiettivo fotografico.
La mia passione per la fotografia nasce tra i banchi di scuola, grazie ad un laboratorio didattico che mi ha permesso di partecipare a mostre e contest fotografici. Mi sono appassionato immediatamente, ricordo ancora la camera oscura dove abbiamo imparato a sviluppare i nostri scatti.
Della fotografia mi appassiona e affascina il poter raccontare, attraverso un obiettivo, una storia, lasciando che siano le immagini a immortalarla.
Durante l'anno accademico alla Griffith sei stato coinvolto nella realizzazione dei cortometraggi. Di cosa ti sei occupato? È stata un’esperienza utile?
Durante il mio Anno Accademico alla Griffith, ho partecipato a tutti i cortometraggi che sono stati realizzati nel ruolo di operatore, visto che è quello a cui ho sempre puntato sin dal primo giorno in Accademia. Amo stare dietro la camera e raccontare sperando di trasmettere tutta la mia passione per questo lavoro. I corti hanno rappresentato una grande occasione di apprendimento.
Sei stato coinvolto anche in un progetto esterno alla scuola, una video-intervista alla cantante francese Laure Le Prunenec. Come è andata?
La videointervista a Laura Le Prunenec è stata una bellissima esperienza, condivisa con i colleghi del reparto di Fotografia. Ringrazio ancora moltissimo per questa occasione il Direttore e compositore Vincenzo Ramaglia e Paolo Bravi, mio docente di Fotografia. Siamo stati trattati come dei veri professionisti e ho capito sul campo quanto sia fondamentale essere sincronizzati con gli altri reparti che compongono la squadra. La collaborazione è fondamentale per la riuscita massima in un lavoro, da soli non si va da nessuna parte.
Grazie al tuo docente di fotografia Sandro Bartolozzi sei approdato sul set. Sei stato primo assistente alla camera durante le riprese del documentario "Viaggio in Italia: la Corte Costituzionale nelle carceri" di Fabio Cavalli. Cosa hai fatto, chi è e cosa fa il primo assistente alla camera?
Sì esatto! Anzi spero che il professor Sandro Bartolozzi abbia il piacere di leggere questa intervista, perché voglio ringraziare anche lui per tutto ciò che ha fatto per me assieme al suo fantastico gruppo di lavoro della Clipper Media, la sua casa di produzione.
L’assistente alla camera ha un ruolo molto importante e pieno di responsabilità. Ha il compito di assistere l’operatore in tutto, deve conoscere i parametri e le caratteristiche della macchina da presa in uso, avere una conoscenza delle ottiche, prepararle e metterle in sicurezza al momento del cambio ottica. Deve, inoltre, assicurarsi che tutto funzioni perfettamente ed essere pronto a risolvere qualsiasi problema si possa riscontrare.
Successivamente, hai lavorato al documentario "Polvere" di Simone Aleandri, sempre prodotto da Clipper Media. In questa occasione sei stato secondo operatore... Com'è andata?
In "Polvere" di Simone Leandri ho avuto il piacere di lavorare come secondo operatore in un set davvero emozionante, perché abbiamo dato voce alle tante storie e persone che durante il terremoto che ha colpito Amatrice hanno perso tutto. Ho messo davvero tutto me stesso affinché queste storie arrivassero al meglio attraverso una macchina da presa. Esperienza che porterò sempre con me, sia a livello umano sia professionale.
Terminato il tuo anno accademico, l’Accademia ti ha scelto come tutor nel corso annuale di fotografia. Ci parli anche di questa esperienza?
Una grande possibilità e un grande piacere. Affiancare nuovi studenti è stata un’esperienza che non mi sarei mai aspettato di fare e che mi ha dato grandi soddisfazioni. Con i ragazzi ho cercato di pormi sempre in modo semplice, diretto e umano, di trasmettere la mia esperienza nel miglior modo possibile.
Hai incontrato molti nuovi e giovani studenti dell'Accademia... cosa hai consigliato o consiglieresti a chi inizia e desidera entrare nel reparto fotografia?
Con alcuni di essi ho mantenuto i contatti e ho collaborato con loro in alcuni lavori. Colgo l’occasione per continuare a consigliare loro di restare umili, rispettosi, di mettere sempre tanta dedizione e passione in quello che fanno. Si può imparare molto dagli altri, tutti su un set sono importanti, tutti vanno rispettati.
Attualmente lavori in un'emittente televisiva del digitale terrestre. Di cosa ti occupi a Canale 10?
Sì, attualmente lavoro in una emittente televisiva del Litorale, che da ben 25 anni entra nelle case degli utenti cercando di portare nel migliore dei modi informazione. Mi trovo molto bene, essendo un ambiente lavorativo molto dinamico. Mi occupo di spot, trasmissioni, telegiornali ed eventi sportivi. Da quando lavoro in tv, la cosa che amo maggiormente fare è raccontare storie di persone, dar voce ai loro problemi.
Come immagini il tuo futuro? Cosa vorresti "fare da grande"?
Come immagino il mio futuro? Beh, dopo tante difficoltà sono riuscito a realizzare il sogno di lavorare come operatore televisivo e cinematografico. Ho trent’anni fatti da poco e ho sudato per arrivare qui. Ovviamente, non smetterò di darmi da fare e mi auguro di crescere sempre più professionalmente, di accedere a emittenti sempre più importanti e di continuare a lavorare sul set. Un sogno che spero si avveri è quello di poter lavorare per la National Geographic in qualche parte del mondo e girare un documentario.
Non smetterò mai di ringraziare l’Accademia e auguro a tutti coloro che vogliono intraprendere la Griffith e questo settore di riuscire a realizzare i propri sogni, proprio come è successo a me.
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