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Il film on the road, quando ciò che conta è il viaggio. I più acclamatitutti gli articoli

Il film on the road, quando ciò che conta è il viaggio. I più acclamati

08-02-2022

Un genere dai tratti vaghi, che non potrebbe essere più lontano dal mainstream.

Un genere dai tratti vaghi. In prima approssimazione, il road movie è il film che si svolge su una strada, seguendo il cammino di un personaggio verso una meta, più o meno risolutiva della sua storia. Il nome richiama l’ormai mitico On the road di Jack Kerouac, romanzo di formazione di un’intera generazione (la beat), che ha come diretta filiazione l’ormai altrettanto mitico Easy Rider di Dennis Hopper.

Se però pensiamo che Hopper, per sua stessa ammissione, si è ispirato al nostro Il Sorpasso di Dino Risi, ecco che le definizioni e i limiti spazio-temporali del genere si complicano. Anche perché a guardar bene, la maggior parte delle storie raccontate tratta di un viaggio. Il più delle volte non solo metaforico.

Non basta allora la strada per trasformarsi in un road movie. In quelli puri ciò che conta è solo il viaggio, l’obiettivo è il viaggio, e come in ogni viaggio che si rispetti l’andamento è episodico, perché si passa da una tappa all’altra, trascorrendo il tempo spostandosi, spesso senza una meta precisa.

Dietro il road movie si nasconde l’epica, basti pensare all’Odissea, un genere molto amato dalla letteratura e meno frequentato da cinema e televisione, da sempre inclini ad una maggiore compattezza e ad obiettivi specifici e chiari.

Dietro il road movie si cela il romanzo di formazione.

Un genere moderno, per certi versi d’autore, anticonformista e ribelle, come i suoi esempi più acclamati.

IL SORPASSO (DINO RISI, 1962)

 Road Movie. Il sorpasso di Dino Risi

Bruno (Vittorio Gassman) è un romano spaccone che, alla vigilia di ferragosto, fa casualmente conoscenza del timido studente Roberto (Jean-Louis Trintignant). A bordo della Lancia Aurelia Sport di Bruno, i due si lanciano in un viaggio nel nostro paese, invaso da turisti che ostentano il proprio benessere economico…

Episodio dopo episodio, Roberto realizza che deve riprendere in mano la propria vita, perché la strada è anche questo, è presa di coscienza e occasione di crescita.

Questo capolavoro di Dino Risi, firmato da Risi, Scola e Maccari, è il punto di partenza di qualunque analisi sui film on the road.

Perché Il sorpasso mette al centro i personaggi e i paesaggi, dà priorità all’analisi di una stagione più che al carattere di un singolo uomo.

E, allora, tra commedia e dramma, al ritmo del twist e del clacson di Bruno, riflette su un’epoca e su quanto tutto sia effimero e passeggero.

EASY RIDER (Dennis Hopper, USA, 1969)

Easy Rider, film di viaggio

Quando dici road movie pensi ad Easy Rider, film capace di trasformarsi in un vero e proprio fenomeno di costume, costò due lire e incassò milioni diventando il film-bandiera di un'intera generazione.

Da ovest a est, Wyatt e Bill (Peter Fonda e Dennis Hopper) attraversano gli States sui loro chopper diretti al carnevale di New Orleans…

Un viaggio nella decadenza dell’American Dream, che lascia un terribile amaro in bocca, raccontando un'epoca, i suoi ideali e prefigurandone un finale tragico.

Da qualsiasi angolazione lo guardi, Easy Rider è un film in totale discontinuità con il cinema classico hollywoodiano. Pellicola spartiacque, una delle poche considerate fondative di quella straordinaria stagione che è stata la New Hollywood.

BADLANDS - LA RABBIA GIOVANE (TERRENCE MALICK, 1973)

La rabbia giovane

Lo schema è ripetitivo: inizio, incontri nella fase centrale, fine. Un andamento episodico e sfilacciato, e un solo obiettivo: arrivare o semplicemente viaggiare.

Un nuovo modo di raccontare che deve la sua fortuna a quella stagione ribelle che è stata la New Hollywood.

I suoi autori hanno scelto la strada per avvicinarsi all’intimismo più puro, allo scopo di farci riflettere.

Così Terrence Malick, che al suo esordio ci catapulta nelle Badlands, un territorio aspro che condiziona i personaggi. Kit (Martin Sheen) e Holly (Sissy Spacek) sono insoddisfatti della vita, la loro è una fuga senza meta dopo la perdita dell’innocenza.

Fuga verso la libertà attraverso una realtà sognante. Una condizione che diventa parte stessa di un paesaggio che sembra non finire mai.

PARIS, TEXAS (Wim Wenders, Germania Ovest/Francia/Regno Unito, 1984)

Paris Texas

Travis Henderson (Harry Dean Stanton) attraversa a piedi da solo l'assolato deserto americano. Suo fratello (Dean Stockwell) riesce a trovarlo e lo conduce a Los Angeles…

Paris, Texas si muove attraverso i grandi spazi americani allo scopo di mettere in scena un racconto morale dal valore universale.

Il paesaggio non è solo metafora della condizione esistenziale, ma ambiente in grado di condizionarla. Ed è tra la polvere del deserto che Travis cerca le tracce del suo passato, nel tentativo di elaborare i suoi fallimenti.

Palma d’oro a Cannes nel 1984, questa struggente e malinconica pellicola di Wenders trasforma il viaggio del protagonista in un percorso circolare ed eterno.

Ancora una volta un viaggio che è principalmente dimenticarsi di sé e imparare a guardare il mondo da una prospettiva diversa.

UNA STORIA VERA (DAVID LYNCH, USA 1999)

Una storia vera, film

Un Lynch inedito, lontano dall'oscurità e dal perturbante, racconta la storia semplice e vera di Alvin Straight, un contadino dell'Iowa che a 73 anni andò a trovare il fratello reduce da un infarto a bordo di un trattorino tosaerba alla velocità di 8 chilometri all’ora.

Motociclette, automobili, treni, ma anche un tagliaerba, come in Una storia vera di David Lynch, in cui il viaggio di un anziano signore attraverso le strade d’America diventa spunto per riflessioni universali sulla vita e sulla vecchiaia.

Sullo sfondo un paesaggio che cambia in continuazione.

Destinazioni che sono solo pretesti.

Il viaggio si trasforma in un’esperienza densa di significati, fuga o ricerca, comunque un simbolico percorso di emancipazione (dal mondo civile, dalla comunità e dalle sue leggi) e di maturazione.

INTO THE WILD – NELLE TERRE SELVAGGE (SEAN PENN, USA, 2007)

Road movie:

Quando il road movie è puro ciò che conta è solo il viaggio. Non la meta. Come in Into The Wild, in cui il protagonista Chris (Emile Hirsch) si addentra nell'Alaska per trovare quello cerca, ma soprattutto per trovarsi. La natura è metafora di una ricerca interiore che ha come obiettivo la scoperta dell'autentico e del vero.

Sean Penn utilizza il viaggio di Chris in chiave simbolica, racconta una storia di "trasformazione interiore" attraverso un percorso che si dipana lungo il continente americano, la cui geografia è tradizionalmente metafora della conquista di spazi interiori.

Il film ha diviso proprio per la sua struttura.

Ha infastidito chi ha cercato una soluzione, una meta, ma nel road movie puro ciò che conta è il viaggio, così nel libro di partenza di Jon Krakauer Nelle terre estreme, diventato un classico della sottocultura urbana, così nel film. Ha annoiato altri, alla ricerca di una classicità che inchioda grazie al principio che ha aperto questo discorso.

Ciò che conta sono altre cose. Ciò che contano sono i temi: il tema della fuga ma soprattutto quello dell'inseguimento di un qualcosa che faciliti la conoscenza di sé. Pura celebrazione della libertà e della ricerca della libertà.

AMERICAN HONEY (Andrea Arnold, USA, 2016)

American Honey

Il destino di questa moderna e affascinante formula di racconto è sempre lo stesso: il viaggio non porta da nessuna parte.

Accade anche nel più recente American Honey della regista britannica Andrea Arnold.

La protagonista, l’adolescente Star (una sorprendente Shia LaBeouf), fugge da un passato di abusi e insegue l’amore, ma il viaggio nel midwest americano è un loop che la riporta al punto di partenza, non mira ad offrire una risposta definitiva, insinua piuttosto un dubbio capace di allargare l’orizzonte dei significati.

Tanti premi e critiche piovute a pioggia, perché quella del road movie è una struttura capace di farsi odiare e amare allo stesso tempo, divisiva come la maggior parte delle architetture anti-narrative contemporanee.

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