il nostro blog
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25-05-2021
Il luogo unico ha da sempre garantito una claustrofobia che ha fatto bene al cinema della paura.
Il luogo unico, soprattutto se inospitale e impenetrabile, ha da sempre garantito una claustrofobia che ha fatto bene al cinema della paura.
Case, alberghi, ascensori e cubi. Ma anche boschi e sinistri sotterranei. L’orrore chiuso in una stanza ha creato necessità e urgenza, ha reso tutto più verosimile. Vi è mai capitato di chiedervi perché i personaggi rimangano in un luogo pericoloso, senza essere obbligati a farlo?
E, allora, blindate tutte le uscite, chiudete a chiave i personaggi, come hanno fatto i 10 titoli che utilizzeremo come esempi.
Il più celebre, il primo, non l’unico. La trasposizione cinematografica del romanzo Dieci piccoli indiani di Agatha Christie firmata da René Clair nel 1945 mette davvero i brividi. La storia è nota. Dieci individui che non si conoscono tra loro sono stati invitati a trascorrere un fine settimana su un’isola sperduta. Cadranno uno ad uno, sino all’inaspettato finale.
Presa diretta tutta in un interno. Nodo alla gola di Alfred Hitchcock è un concentrato di modernità. Realizzato interamente in piano sequenza, maschera a nero gli inevitabili stacchi di montaggio, determinati allora dalla lunghezza delle bobine (circa 300 metri utili ad ottenere una decina di minuti di girato). La suspense è garantita. Il cadavere è nella stanza e sul medesimo divano siedono investigatore e assassini.
Considerato il miglior horror di sempre, Shining di Stanley Kubrick chiude tutte le porte grazie ad un inverno innevato e ad un paesaggio inaccessibile. L’Overlook Hotel, sperduto tra le montagne del Colorado, è il luogo perfetto per scrivere un nuovo romanzo. Lo scrittore Jack Torrance (Jake Nicholson) lo pensa davvero all’inizio del film, ci porta anche la famiglia. Ma con il passare dei giorni, quel posto si trasforma in una trappola mortale.
Tra fantascienza e horror, The Cube intrappola un gruppo di personaggi in una struttura costituita da numerose stanze cubiche, alcune mortali. Il regista canadese Vincenzo Natali dirige una struttura a incastro senza un’apparente via d’uscita. Una macchina ad orologeria piena zeppa di calcoli, in cui il sospetto si trasforma in odio feroce.
Tra documentario e horror, The Blair Witch Project è stato un originale caso cinematografico. Grazie ad una innovativa campagna pubblicitaria, i registi esordienti Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez sono riusciti a distribuire questo film horror a bassissimo budget che in seguito ha avuto un successo planetario. Merito anche di un bosco maledetto, claustrofobico quanto basta per mettere davvero paura.
Diretto da David Fincher, interpretato dalla sempre gigantesca Jodie Forster, Panic Room ci porta dentro una bella casa di Manhattan e ci costringe all’interno di una angusta stanza blindata. Sarah e sua figlia vi si rifugiano per mettersi al sicuro da un gruppo di rapinatori che cercano il loro tesoro proprio lì dentro.
Interamente girato nell'abitazione del regista Oren Peli in soli dieci giorni e con un budget ridicolo, Paranormal activity si è portato a casa quasi 200 milioni di dollari. Tutto grazie ad un’idea che ha fatto saltare sulla sedia milioni di spettatori. Una telecamera è costantemente accesa e di notte le oscure presenze che minacciano i protagonisti diventano quasi insopportabili da sostenere con lo sguardo.
Aron Ralston (James Franco), amante del trekking e del biking, parte per una gita solitaria nel Blue John Canyon dello Utah. Il paesaggio è fantastico ma il pericolo è dietro l’angolo. A causa di un incidente finisce nella gola profonda di un canyon con un braccio incastrato sotto un masso… Danny Boyle crea tensione con nulla e riesce anche a farci empatizzare con un personaggio silenzioso e solo.
Un malcapitato operatore civile statunitense viene sepolto vivo da un gruppo di ribelli iracheni che ne chiedono il riscatto. Un uomo solo, un solo angusto interno, eppure oltre novanta minuti di pura tensione. Il regista spagnolo Rodrigo Cortés è bravo a dirigere l’attore canadese Ryan Reynolds. Un cellulare, un accendino e una matita fanno il resto.
Uno zombie movie all’italiana, diretto da Daniele Misischia, capofila di una rinnovata stagione horror nostrana. Direttamente dai banchi dell’Accademia Griffith, il regista romano esordisce nel lungo con una pellicola quasi interamente girata dentro un ascensore. Trappola e rifugio, perché il nemico è da qualche parte là fuori.
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