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10-04-2018
La recensione del film “Foxtrot – La danza del destino” di Samuel Maoz, scritta da Constantin Rusu di Accademia Griffith.
(Foxtrot, Israele, Germania, Francia, 113’) di Samuel Maoz; con Lior Ashkenazi, Sarah Adler, Yonatan Shiray; distribuzione: Academy Two; data di uscita: 22 marzo 2018
Recensione di Constantin Rusu
Al centro di polemiche nel paese d’origine e poco pubblicizzato in Italia, “Foxtrot – La danza del destino” di Samuel Maoz racconta l’atrocità della guerra in maniera prettamente introspettiva.
I coniugi Feldman ricevono una visita da tre militari. Dopo aver appreso della scomparsa del figlio Jonathan, Dafna non regge il peso delle emozioni e Michael deve affrontare da solo i primi momenti del lutto, in cui l’incompetenza dei militari fa sembrare tutto surreale.
Il secondo atto ci porta in mezzo al deserto, dove il plotone di Jonathan fa la guardia a un check-point desolato, costretto a vivere in un container che ogni giorno sprofonda di più nel fango e a lunghi e silenziosi turni di guardia. La spensieratezza tipica della giovinezza è contestualizzata in uno scenario atroce, dove basta una lattina caduta accidentalmente da un’auto a scatenare l’inferno.
L’ultimo atto spezza il tono drammatico e dona una leggera speranza, raccontando il riavvicinamento dei Feldman dopo un brutale scherzo del destino.
Tre atti che, come nella danza del Foxtrot, ovunque ci portino tornano poi sempre al punto di partenza. Una regia efficace e stilisticamente perfetta che non lascia nulla al caso.
Un giovane che balla impugnando una mitragliatrice e un cammello che passa ripetutamente rappresentano il senso più profondo del film: La spensieratezza giovanile che soccombe davanti al destino crudele dell’uomo in guerra.
Di film così intensi e fuori dagli schemi ne escono sempre meno, da vedere assolutamente.
VOTO:9
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