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Le recensioni dei nostri allievi: Alice attraverso lo specchiotutti gli articoli

11-05-2016

La recensione del film "Alice attraverso lo specchio" di James Bobin, scritta dal nostro allievo Federico Carrazza.

ALICE ATTRAVERSO LO SPECCHIO (ALICE THROUGH THE LOOKING GLASS)
(USA, 2016, Fantastico, 108’) REGIA: James Bobin; CAST: Mia Wasikowska, Johnny Depp, Anne Hathaway, Helena Bonham Carter, Sacha Baron Cohen, Rhys Ifans, Leo Bill.

Recensione di:
Federico Carrazza

 

“Alice nel paese delle meraviglie” compie 150 anni, e il suo incantato mondo torna di nuovo sul grande schermo. Alice (Mia Wasikowska) è cresciuta, ha seguito le orme del padre, e ora cavalca le onde dei mari verso nuove avventure. Rientrata a Londra, s’imbatte in uno specchio magico che la fa tornare nel Sottomondo. Qui ritrova i suoi vecchi amici, compreso il Cappellaio Matto (Johnny Depp), che però sembra non essere più sé stesso. Alice dovrà salvarlo, tornando indietro nel tempo. Ma la ragazzina non sa che nel Sottomondo il Tempo è un’entità che detiene il potere di controllare la materia temporale tramite una misteriosa Cronosfera, che lei stessa dovrà cercare di sottrargli… Dopo Tim Burton, è il regista inglese James Bobin (“I Muppet”, “I Muppet 2”) a creare una versione personale e divertente del mondo ideato da Lewis Caroll, mediante un uso spropositato della grafica digitale. In “Alice attraverso lo specchio”, ingombra completamente la scena sino a mettere in secondo piano i personaggi. A parte la giovane Wasikowska, il resto del cast sembra non trovarsi a proprio agio mentre è immerso in spazi completamente fittizi. Il film, comunque, scorre veloce, nonostante una sceneggiatura debole, un villain passivo, personaggi non studiati, semplici macchie che invadono confusamente lo schermo. Non è sufficiente il tema (ciò che il tempo ci toglie e ci offre), né il grande cast (che comprende anche Anne Hathaway, Helena Bonham Carter e Sacha Baron Cohen), per risollevare le sorti di una pellicola che poteva essere l’occasione per rimediare al flop burtoniano. Paradossalmente, più intimo e studiato, nonostante una ricetta pressoché invariata. Peccato.

VOTO 3/10

 

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