il nostro blog
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05-04-2017
La recensione del film "Il gabinetto del Dottor Caligari" di Robert Wiene, scritta dal nostro allievo Luca Calvaresi.
IL GABINETTO DEL DOTTOR CALIGARI
(Germania, 1920 - 82’) REGIA: Robert Wiene; CAST: Werner Krauss, Conrad Veidt, Friedrich Feher, Lil Dagover, Hans Heinrich von Twardowski, Rudolf Lettinger, Elsa Wagner.
Recensione di:
Luca Calvaresi
La Cineteca di Bologna ha restaurato quello che si può considerare il primo capolavoro assoluto della storia del cinema e l’apice dell’espressionismo tedesco, riportandolo nelle sale in questo 2016 nelle sue meravigliose tinte originali, e con le musiche di Brock, in sostituzione dell’originale sestetto per archi di Shönberg.
1830: nell’immaginaria Holstenwall, un diabolico imbonitore convinto di essere il dott. Caligari, un ipnotizzatore italiano del Settecento, usa il sonnambulo Cesare - rappresentazione dell’uomo comune, burattino nelle mani del Potere - per compiere dei delitti. Ma potrebbero essere le visioni della mente di un pazzo…
Le allucinate scenografie dell’architetto Hermann Warm e dei pittori Walter Reimann e Walter Röhrig, sicuramente figlie di Ernst Kirchner e E.T.A. Hoffmann, si impadroniscono del grande schermo trasportando lo spettatore all’interno di un labirinto psicoanalitico tetro e astratto, dove realtà e sogno si fondono per raffigurare i mostri dell’inconscio. Al produttore Erich Pommer il merito del prologo e del polisemico finale (pare suggerito da Fritz Lang il quale, impegnato a dirigere “I ragni”, lasciò la regia all’esordiente Wiene, che lo girò in sole tre settimane), che non smorza la critica all’autoritarismo prussiano della sceneggiatura di Mayer e Janowitz, come invece loro sostennero, anzi profetizza un ancor più tragico e ineluttabile futuro.
VOTO 10/10
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