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18-03-2020
Gli americani usano il termine francese montage: sequenze di montaggio.
Gli americani usano il termine francese "montage", noi preferiamo chiamarle sequenze di montaggio. Sono a tutti gli effetti riassunti, che permettono di velocizzare il tempo della narrazione, attraverso una successione di brevi scenette, spesso collegate tra loro da effetti ottici inseriti durante la fase di montaggio.
Molte sono accompagnate da un tema musicale, comunemente offrono allo spettatore la sensazione dello scorrere del tempo, ma non solo.
Riassumiamo la tecnica in 5 sequenze:
Nel 1941, Orson Welles nel suo capolavoro Quarto potere racconta il fallimento matrimoniale del magnate della stampa Kane attraverso una rapida sequenza di montaggio. Dall’amore all’odio, Welles alterna le brevi scene con un particolare effetto ottico, che ricorda il processo di stampa dei giornali.
Nel 1976 inizia la saga di Rocky, scritta e interpretata da un allora sconosciuto Sylvester Stallone. Sulle celebri note di "Eye of Tiger" dei Survivor, iniziano gli allenamenti estenuanti del campione del mondo di box Rocky Balboa. Sudore e musica per prepararsi al meglio in vista dell’incontro finale.
Diretto nel 2002 da Roger Avary, "Le regole dell’attrazione" è un teen movie che gioca in modo sorprendente con il linguaggio cinematografico. Tutto già visto per quanto riguarda la fragile trama, ma tra split screen e sequenze di montaggio il film è una piccola lezione di cinema.
Nella sequenza dedicata al personaggio di Victor, il montaggio è frenetico e nervosa è la voce narrante che la accompagna. Victor fa il giro del mondo in una manciata di minuti.
Nel 2012 Tim Burton porta in scena una celebre soap americana degli anni Sessanta. La sceneggiatura non è un capolavoro, ma calare una storia di vampiri in un universo colorato e pop in pieno stile anni Settanta è di per sé una buona idea. La sequenza di montaggio dedicata alla ristrutturazione della villa dei Collins è accompagnata dalla musica e produce effetti comici stranianti.
Sequenza capolavoro di un film straordinario. Davanti allo specchio di uno squallido bagno di un bar, Monty Brogan insulta tutto e tutti in un serrato monologo che ci fa fare il giro di New York. Maledice tutti quelli che abitano la sua città e infine sé stesso. Un montage che elimina le distanze più che sintetizzare il tempo, una critica senza mezzi termini al sistema americano e a quel sogno che dopo l'11 settembre del 2001 sembra più lontano.
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