il nostro blog
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30-12-2020
Si racconta che di fronte a uno dei primi film di Auguste e Louis Lumière, il celebre L’arrivée d’un train a La Ciotat del 1896, alcuni spettatori siano fuggiti dalla sala perché terrorizzati dall’impressione che quel treno corresse proprio verso di loro e fosse destinato ad uscire dallo schermo.
Panico e meraviglia, anche grazie ad una particolare angolazione che garantisce una straordinaria profondità di campo.
Quasi involontariamente, i due fotografi francesi - convinti che la loro invenzione sarebbe stata senza futuro, immaginando che quella meraviglia si sarebbe esaurita in fretta – realizzano qualcosa che non ha precedenti: sospendono l’incredulità degli spettatori.
Il “meraviglioso” si era già dimostrato senza futuro in tutti quelli che erano stati gli esperimenti precedenti. In fondo, i fratelli Lumière, catturando il movimento e rendendolo eterno grazie alla riproducibilità, avevano anch’essi realizzato qualcosa di stupefacente. Ma sapevano che quello stupore si sarebbe esaurito presto.
Per puntare all’immortalità il cinema aveva bisogno d’altro, era necessario che esso sposasse il racconto.
Non è dunque un caso se i Lumière, oltre alle loro vedute dal vero (veri e propri minuscoli documentari), per la prima volta allestiscono un rudimentale set. Il piccolo film si intitola L'arroseur arrosé, sesto tra i titoli proiettati la sera del 28 dicembre 1895, nel Salon Indien a Parigi.
Una rappresentazione narrata, non semplicemente fotografata. Un’esile trama e due attori non professionisti, dipendenti dei Lumière e primi attori della storia del cinema. Il tono è comico e produce divertimento, emozione da indurre negli spettatori.
L’apparecchio è rivoluzionario, il cinematografo rappresenta un passo avanti rispetto ai tanti precedenti. Ma la vera rivoluzione dei fratelli Lumière è stata un’altra, comprendere quanto avrebbe potuto essere gratificante per il pubblico immergersi in quello straordinario gioco di specchi che è la finzione filmica.
Quello che è avvenuto dopo è storia nota: 125 anni di complicità “masochista” al gioco dello spettacolo, di potenti narrazioni per immagini.
Meno noto ciò che è accaduto prima, tra ambulanti e tendoni che venivano allestiti per le fiere e le feste di paese.
Senza la pretesa di esaurire l’argomento, vi proponiamo una breve storia di quello che comunemente viene chiamato precinema, attraverso cinque tappe, costellate di piccole e grandi invenzioni.
L’origine non è certa. Cina, forse Indonesia. Meno incerte le loro origini, con testimonianze che ci dicono siano nate oltre 2000 anni fa.
Carretti ambulanti viaggiavano attraverso i paesi, approdavano alle feste e alle cerimonie religiose. Davano vita a spettacoli teatrali che intrattenevano grandi e piccini attraverso schermi bianchi su cui “proiettare” ombre e raccontare storie.
All’epoca, le ombre venivano realizzate grazie all’ausilio di figure di legno finemente intagliate, quasi da sembrare di pizzo. Il resto era determinato dalla luce, in grado di ingigantirle, e dai movimenti prodotti dall’artista, capace di renderle animate.
La magia della riproduzione del reale attraverso il movimento, al servizio di storie popolari e racconti di grandi eroi, ha inizio da qui.
Alla base della fotografia e della fotocamera. Per questo ancora oggi chiamiamo i nostri apparecchi fotografici camere.
Si tratta di una scatola oscurata, con un foro sul fronte e un piano di proiezione dell'immagine sul retro.
Gli studi sono molto antichi, tracce si trovano già nell’opera di Aristotele. Ma fu Leonardo a proporre di dotare il foro di una lente.
La sua camera oscura venne usata come strumento per la pittura, perché permetteva di copiare paesaggi fedelmente proiettati, anche se capovolti, su un foglio.
“Se la facciata di un edificio, di un luogo o di un paesaggio è illuminata dal sole e viene praticato un piccolo foro nel muro di una stanza in un edificio di fronte a questo, che non è illuminato direttamente dal sole, allora tutti gli oggetti illuminati dal sole invieranno la loro immagine attraverso questa apertura e apparirà, capovolta, sul muro di fronte al buco”.
Leonardo descrisse dettagliatamente il funzionamento nel 1502.
L’antenato più prossimo allo spettacolo cinematografico risale al XVII secolo. La lanterna magica proiettava sulla parete di una stanza buia immagini dipinte su vetro, tramite una scatola chiusa contenente una candela, la cui luce filtrava da un foro sul quale veniva applicata una lente di leonardiana memoria.
Bastava inserire i disegni dentro la macchina perché questo li proiettasse su uno schermo.
L’invenzione si fa risalire al 1671 e all’opera di Athanasius Kircher.
Quando la lanterna magica diventa spettacolo di intrattenimento e comincia a raccontare storie, si sviluppa anche la figura dell’imbonitore, una persona che aveva il compito di spiegare le immagini mostrare, un commento parlato che lo trasforma in narratore.
Siamo nel 1888, sempre più vicini all’invenzione del cinematografo. La novità si deve a Charles-Émile Reynaud, le cui pantomime luminose (che in seguito evolveranno nelle fotopitture animate) vengono proiettate in pubblico per la prima volta a Parigi al museo Grévin il 28 ottobre 1892.
Si tratta, di fatto, del primo spettacolo di immagini in movimento proiettate ad un pubblico.
Grazie ad una elaborata lanterna magica, Reynaud trovò il modo di proiettare su uno schermo brevi immagini animate ed è per questo che è considerato un precursore del cinema di animazione.
Questi primi fotogrammi (dipinti su vetro e uniti tra loro grazie a due strisce di cuoio) giravano su due grandi bobine e per la prima volta consentono il passaggio al racconto compiuto.
Reynaud, inoltre, inserisce durante la proiezione rumori da associare alle immagini e senza rendersene conto realizza le prime colonne sonore della storia del cinema.
Ideato dall’americano Thomas Edison (l’inventore della lampadina, tanto per intenderci) nel 1888, il Kinetoscopio (o anche Cinetoscopio) anticipa di poco l’invenzione del cinematografo.
Una grande cassa di legno sulla cui sommità si trovava un foro oculare che permetteva allo spettatore, una volta inserita una moneta, di girare una manovella e di guardare il film.
Inizialmente la visione è singola, ma già nell’ottobre del 1894 Edison riuscì ad organizzare una prima proiezione pubblica.
I tempi erano maturi e fu proprio questo nuovo e rivoluzionario strumento a ispirare i fratelli Lumière e a portarli alla realizzazione del loro progetto più ambizioso: il cinematografo.
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