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Quanti e quali remake

13-06-2024

In tempi di ri-utilizzazione del già visto, il remake è una pratica che non smette di sorprenderci.

Remake. Rifare. Letteralmente remake significa rifacimento, riedizione. Un termine inglese che possiede la stessa radice verbale di make-up (trucco, effetto, maquillage). Tra i suoi sinonimi troviamo termini quali riproduzione, rivisitazione, riuso, ricreazione, rielaborazione, ripetizione, riformulazione, e l’elenco potrebbe continuare.

E in tempi di ri-utilizzazione del già visto è una pratica che non smette di sorprenderci.

Ardito compito tentare una classificazione, ma noi ci proviamo.

(RI)ADATTAMENTI

Chissà se Steven Soderbergh per il suo Solaris (2002) ha preso ispirazione dal romanzo di Stanislaw Lem, dal celebre adattamento del 1972 di Andrej Tarkovskij, o da entrambi? Difficile pensare che un regista alle prese con il remake di un adattamento letterario non si vada a rileggere anche il testo di partenza e, nel caso di più versioni cinematografiche dello stesso, non cerchi di prenderne visione.

Adattamenti e remake sfumano i loro contorni, proprio a partire dalla seconda trasposizione per immagini in avanti. E se l’adattamento è, letteralmente, la rielaborazione di un’opera letteraria in vista di una rappresentazione scenica o di un film, come può essere definita l’ultima fatica di Soderbergh? Remake o ancora adattamento?

I remake riguardanti opere di origine letteraria o teatrale potrebbero quindi prendere il nome di ri-adattamenti o di nuove versioni di un medesimo soggetto. Stabilire la reale fonte dipenderebbe allora da attenti approcci analitici e dalle dichiarazioni degli autori. In quest’ultimo caso si tratterebbe di una questione di fiducia. Senza timori reverenziali, a proposito di Lolita, Adriane Lyne ha affermato di aver ignorato l’adattamento di Kubrick e di essere invece tornato direttamente al romanzo di Nabokov, peraltro sceneggiatore della versione di Kubrick.

REMAKE DEL PERSONAGGIO

E proprio la valenza mitica del personaggio a farne il protagonista indiscusso del cinema seriale, valenza che permette al personaggio di adattarsi a qualsiasi epoca e cultura. La sua fama emana un fascino irresistibile su ogni generazione di registi e sceneggiatori, e lo spettatore continua a manifestare una sorta di empatia affettiva nei suoi confronti. Ne sono prova i numerosi sequel e remake, nonché le frequentazioni seriali.

Nick Carter, Lupin, Buffalo Bill appassionano il lettore di dispense settimanali, Flash Gordon, Tarzan e Superman diventano gli eroi degli amanti del fumetto, i mostri “gotici” “impressionano” da subito decine e decine di pellicole cinematografiche.

L’apparizione sul grande schermo dell’eroe o del mostro ne stabilisce la grandezza e il trionfo. Come a dire che il personaggio ha un’origine storico-leggendario-letteraria ma è grazie al cinema se vivrà per sempre. Attraverso remake, serie, sequel e parodie.

LA PARODIA

Capita talvolta che un film ripeta integralmente il suo modello per prendersi gioco di esso. Intendiamoci, lo scopo non è dissacrare ma rifare per farci ridere. La parodia è a tutti gli effetti una forma di remake esplicito e dichiarato a partire dal titolo, attraverso il quale l’autore ri-chiama in causa l’originale senza nascondere le proprie intenzioni.

La conoscenza del modello migliora la ricezione e accresce il divertimento. Forse è questa la ragione per cui il parodista sceglie di buon grado pellicole ormai consolidate nell’immaginario collettivo. Si prendono di mira personaggi “famosi” e si stravolgono le categorie di genere.

Mostri e poliziotti, horror e noir non sono certo stati risparmiati.

Da Per favore non mordermi sul collo di Roman Polanski a Dracula morto e contento di Mel Brooks, i vampiri hanno continuato a fornire sangue e risate, mentre Frankenstein è diventato oggetto della migliore e più divertente parodia dei classici dell’orrore grazie a Frankenstein Junior ancora di Mel Brooks, che attraverso il suo barone prende in giro con ironia e leggerezza tutti i luoghi comuni del brivido.

Perché il personaggio è spesso il pretesto per omaggiare ironicamente generi e filoni, secondo una formula di cui Brooks è maestro. E se in Mezzogiorno e mezzo di fuoco opera un ribaltamento degli stereotipi del western, in Balle spaziali, parodiando la saga di Guerre Stellari, cita e sovverte con umorismo la fantascienza nel suo complesso.

IL TRANS-REMAKE

Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann è un film senza tempo, che ancora ai nostri giorni non pare per nulla invecchiato. Un classico film western in cui suspense, ritmo, musica e montaggio si mescolano in una quasi coincidenza di tempo e azione, facendone uno dei migliori film di genere di sempre.

Atmosfera zero di Peter Hyams ricalca i canoni del film di fantascienza in cui, tra lune di Giove e farmaci antidepressivi letali, la peraltro godibile tensione è dovuta agli effetti speciali.

Cos’hanno dunque in comune questi due film così apparentemente diversi tra loro? La risposta è semplice, il secondo è il trans-remake del primo, rilegge cioè in chiave fantascientifica il suo modello di riferimento.

Il plot resta invariato ma rivive in un décor diverso. In pratica questi rifacimenti riprendono una storia cambiandole il genere.

IL CULT REMAKE

Caratterizzato dalla ripetizione sostanziale delle sequenze e degli episodi più importanti del modello, pena la disapprovazione da parte dei sostenitori dell’originale. E non essendo in pochi, il fallimento dell’operazione. L’ha ben compreso Gus Van Sant che, deciso a riportare su grande schermo Psycho ha puntato sul suo riarrangiamento, avvalendosi di Joseph Stefano, sceneggiatore anche dell’intoccabile originale. Chissà se per il rifacimento del cult-remake Sciarada di Stanley Donen, Jonathan Demme si è posto gli stessi problemi? Una cosa è certa: i cult-remake continueranno ad essere realizzati, rappresentando una delle sfide più difficili da vincere nella carriera di un regista.

 

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