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09-04-2020
Una celebre lista di 10 consigli per scrivere una buona sceneggiatura.
Sei Oscar. Film come La fiamma del peccato, Giorni perduti, Viale del tramonto, Sabrina, Testimone d’accusa, Prima pagina, A qualcuno piace caldo, L’appartamento. Regista e sceneggiatore, Billy Wilder (1906-2002) ha segnato la storia del cinema e ci ha lasciato un vero e proprio patrimonio in termini di sceneggiatura.
Nella celebre intervista contenuta nel volume "Conversazioni con Billy Wilder" firmato dal regista Cameron Crowe, Wilder ci regala la sua arte e tanti preziosi consigli. Una lista di 10 consigli per scrivere una buona sceneggiatura. Eccoli in sintesi, con alcune delucidazioni:
1.Il pubblico è volubile
Cosa il Maestro intendesse per volubile non è chiaro. Ma è vero che basta poco in un film perché il pubblico cambi idea, basta un errore per far precipitare il suo interesse. Ed è vero che tende ad una rivalutazione delle opere: alcune non hanno avuto un grande successo al cinema, salvo poi trasformarsi in capolavori.
2.Prendili per la gola e non lasciarli mai andare
Mantenere inchiodato al dramma lo spettatore, in altre parole. La curiosità deve rimanere sempre accesa. Per fare questo lo sceneggiatore utilizza qualunque strategia. L’obiettivo è agganciare il pubblico e non fargli mollare mai la presa.
3.Sviluppa una linea d’azione chiara per il tuo personaggio principale
Quella del personaggio protagonista è la linea d’azione principale. Il protagonista è il vero motore del dramma, deve produrre empatia. Una linea d’azione chiara non produce fraintendimenti. Presenta obiettivi, motivazioni e conflitti comprensibili e universali.
4.Devi sempre sapere dove stai andando
Altrimenti detto, mai perdere la rotta. L’autore deve conoscere il materiale drammatico e seguire una direzione precisa dall’inizio alla fine. A questo serve la preparazione, una lunga fase di elaborazione e di sviluppo che precede la stesura di uno script.
5.Più sei sottile ed elegante nel nascondere i punti chiave della trama, migliore sarai come scrittore
L’elaborazione della trama deve risultare fluida e verosimile al pubblico, che non deve avvertire forzature né l’eccessiva presenza dell’autore. Tutto deve sembrare naturale, realistico.
6.Se hai un problema con il terzo atto, il problema vero è nel primo
Inizio e fine, due parti del dramma così lontane da essere tangenti. Tutto in una storia dipende dal suo finale, anche il primo atto, ovvero l’impostazione del dramma. L’inizio è un deposito di informazioni necessarie anche alla conclusione. Informazioni tonali (il tono drammatico dominante della storia), tematiche e di più ampia natura. Il finale è già scritto all’inizio, ma ovviamente ben nascosto.
7.Un consiglio da Lubitsch: lascia che il pubblico faccia due più due. Ti ameranno per sempre
Ognuno ha i suoi maestri. Tra quelli di Billy Wilder c’è Ernest Lubitsch (Se avessi un milione, Scrivimi fermo posta, Vogliamo Vivere!, Ninotchka, Il cielo può attendere).
Lubitsch (1892-1947) ci insegna che il pubblico non ama essere preso per mano. Voleva riempire vuoti e non detti anche lo spettatore di inizio Novecento, figuriamoci quello contemporaneo. Esso non ama che le cose gli vengano dette due volte, desidera conoscere solo le informazioni necessarie e ama follemente fare due più due.
8.Per le voci fuori campo, stai attento a non descrivere quello che il pubblico già vede. Aggiungi qualcosa a ciò che già vedono
Per le voci fuori campo, ma anche per il dialogo e per le didascalie. Cinema e televisione mettono in scena, perciò raccontano attraverso immagini, azioni, scene. L’apparato verbale e scritto va usato con parsimonia e non deve doppiare le immagini.
9.L’evento che accade alla conclusione del secondo atto attiva la fine del film
La fine dello sviluppo, dunque della parte centrale di un film, offre allo spettatore la sensazione della fine. Il terzo atto o fine è imminente. Ciò che accade tra i due atti ci catapulta verso la conclusione.
10.Il terzo atto deve integrare tempo e azione fino all’ultimo evento, e poi… questo è tutto
Alla fine tutto torna. Anche in quei film e in quelle serie che si divertono a costruire intrecci temporalmente imprevedibili. Molto si deve a Wilder che in film come Viale del tramonto e La fiamma del peccato porta la fine all’inizio, cominciando a mettere in discussione la cronologia degli eventi. Oggi i film non lineari sono all’ordine del giorno e alla fine… tutto deve essere chiaro.
E poi… usando le parole del Maestro, questo è tutto!
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