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Il segretario di edizione, la memoria del film. Intervista a Annamaria Liguoritutti gli articoli

Il segretario di edizione. Intervista a Annamaria Liguori

04-06-2021

Cosa fa il segretario di edizione? Cristina Borsatti lo ha chiesto alla storica script supervisor Annamaria Liguori.

Per capire chi è e cosa fa il segretario di edizione (anche detto script supervisor) abbiamo scomodato un pezzo di storia del cinema italiano. Annamaria Liguori ha iniziato questa professione su consiglio di Federico Fellini, ha partecipato ad oltre 160 produzioni e lavorato con registi del calibro di Liliana Cavani, Lina Wertmüller, Margarethe Von Trotta, Carlo Verdone. Docente di Edizione alla Griffith, Annamaria Liguori ci ha raccontato qual è il gigantesco, e poco conosciuto, apporto dell’Edizione in un film, con una passione contagiosa.

Cominciamo dal principio, che cosa fa uno script supervisor?

Si tratta di un mestiere oscuro, quasi nessuno lo conosce. Eppure è una figura chiave fuori e dentro il set. Il suo lavoro inizia nella fase di preparazione, prosegue sul set e termina in postproduzione, al montaggio. Per riassumere è la memoria del film, perché documenta tutto ciò che accade durante le riprese, compilando il bollettino di edizione che contiene tutte le informazioni di cui ha bisogno il montatore per montare il film. Registra, ad esempio, le scene girate, il numero dei ciak, i cambi di inquadratura, i tempi di ripresa di ogni ciak, tutte le battute effettivamente pronunciate dagli attori. E si occupa della continuity, perché la cronologia della storia non corrisponde mai alla cronologia delle riprese. Insomma, un film non viene ripreso tutto di seguito, c’è un ordine del giorno che stabilisce le scene da girare. Si gira una scena o parte di essa un giorno e la scena successiva o la parte mancante viene girata in un'altra giornata. Perciò è necessario che tutti i particolari, costumi, trucco, posizione degli oggetti, etc., si ripetano allo stesso modo all’interno della medesima scena o in quella a venire.

Sembra davvero complicato e di grande, grandissima, responsabilità…

È così. Gli errori che si vedono nei film dipendono dall’edizione, tutto deve essere perfetto.

Andando con ordine, cosa fa un segretario di edizione durante la fase di preparazione di un film?

Per prima cosa, legge la sceneggiatura e prende appunti. Si occupa dello spoglio della sceneggiatura, tutto ciò che vi è scritto deve essere incasellato: che cosa racconta ogni singola scena, quali attori vi recitano, quali sono gli oggetti di scena, quali i costumi, gli effetti speciali, le battute, le inquadrature… Durante la fase di preparazione ci sono più figure professionali che fanno lo spoglio di sceneggiatura, ne fa uno anche l’aiuto regista e ne realizza uno la produzione. Ognuno con obiettivi comuni e al contempo diversi. L’edizione, ad esempio, deve valutare la cronologia della storia e quella delle riprese, deve cronometrare le scene e capire quanto dura il film. Il timing è importantissimo e va verificato durante le riprese.

Sul set, siete sempre accanto al regista, siete la sua ombra, appartenete al reparto regia.

Avete presente la postazione di regia? Lo script supervisor sta sempre davanti al monitor e il regista si consulta costantemente con lui. E qui viene il bello e il lavoro diventa artistico. Quando si istaura un rapporto di fiducia con il regista, oltre al supporto tecnico, si offre un contributo creativo. Ti vengono chiesti suggerimenti su come modificare una scena, sul tono della recitazione, sulle inquadrature. Penso al lavoro fatto con Liliana Cavani, con cui ho collaborato per oltre 15 anni. Voleva sempre sapere se la recitazione mi convinceva. Si tratta di un lavoro tecnico, di concentrazione e memoria, ma può essere davvero appassionante…

Quanto al montaggio?

I contatti con il montatore sono quotidiani. Quando si lavorava con la pellicola, all’edizione era richiesta una presenza costante al montaggio. Con il digitale, tutto si è semplificato, ma è anche venuto a mancare quel rapporto diretto. Gli scambi avvengono prevalentemente via telefono o attraverso email.

Come in molte altre professioni del cinema, è necessario conoscere tutta la macchina, linguaggi, tecniche e mestieri. Nel caso specifico, quali sono le doti che è indispensabile possedere?

Sicuramente tanta pazienza… perché si ha a che fare con tante persone, soprattutto con registi e attori. Ognuno è fatto a modo suo, ha sbalzi di umore, ti fa mille domande. Bisogna avere un buon carattere e tanta, tanta pazienza. Poi ci vuole tantissima concentrazione, ci si deve isolare in mezzo alla confusione. Ci vuole spirito di osservazione e memoria da vendere. Non ultima, grande umiltà, perché nessuno è perfetto. All’occorrenza, bisogna trovare il coraggio di dire "scusate Signori ho sbagliato!". Se si dice subito il problema viene risolto, in caso contrario l’errore resta. Ovviamente, non si può sbagliare troppo.

Non viene l’ansia?

Viene, viene. Perché tutti gli altri possono sbagliare, tu no. La mia prima volta da titolare avevo il batticuore, ma sono stata molto aiutata e tutto poi viene con l’esperienza.

Che consigli ti sentiresti di dare a chi desidera diventare script supervisor?

Ci sono due strade: la scuola e poi il set o iniziare direttamente su un set. Personalmente ritengo che partire da una scuola sia importantissimo. Perché ti completa e ti garantisce un’infarinatura di tutto. In ogni caso, quando arrivi su un set devi stare a guardare, rubare con gli occhi. Probabilmente, ti verrà chiesto di portare l’acqua o la colazione. L’obiettivo è apprendere. Si diventa segretari di edizione seguendo strade diverse, non c’è una regola. Attraverso conoscenze varie, ti metti in un angolino e impari.

Tu come hai iniziato?

Ho iniziato per caso, grazie ad un annuncio su un giornale. Cercavano una segretaria di produzione. Poi ho lavorato in distribuzione ed è stato fondamentale un incontro. Quando ho conosciuto Federico Fellini, di punto in bianco mi ha detto "perché non fai l’edizione?". Mi ha messo questa idea in testa, era un lavoro che conoscevo bene, avendo lavorato in produzione. Perciò, ho cominciato come assistente volontaria in un film di Pier Paolo Pasolini. Quando alcuni anni dopo, ho conosciuto Carlo Verdone, all’epoca assistente volontario di regia, mi ha detto "quando farò un film, tu sarai la mia segretaria di edizione!". E così è stato. Con lui ho girato Bianco, rosso e Verdone, Borotalco, Acqua e sapone e I due carabinieri. Il mio nome ha cominciato a girare, si è sparsa la voce, e passo dopo passo ho costruito questa mia lunga carriera.

Ancora due curiosità. L’etichetta script supervisor rende meglio l’idea? E, infine, perché si tratta di una professione prevalentemente femminile?

Da alcuni anni, nei titoli di testa e di coda si utilizza il termine script supervisor. Effettivamente, il termine segretario non era appropriato e produceva grande confusione, anche perché già esiste il segretario di produzione e si tratta di due mestieri molto diversi. Il mio è un lavoro storicamente affidato alle donne. Gli uomini sono sempre stati pochi ma non sono mancati. Luchino Visconti ha iniziato così. Anche Franco Zeffirelli.

Le donne hanno forse una maggiore concentrazione?

Gli uomini sono più dispersivi. Noi abbiamo sempre dovuto occuparci di così tante cose contemporaneamente. Questo non significa che un uomo non lo possa fare. È un lavoro appassionante, lo consiglio anche ai ragazzi a cui insegno, dà grandi soddisfazioni. A me dopo tanti anni non ha ancora stancato e ogni volta che vedo un film a cui ho lavorato provo un’emozione.

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