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Serie tv: il serial ai tempi di Netflix

29-03-2021

Li chiamano “film in 10 ore”, ma non sono film, sono serie.

Esistono serie tv perfette per un consumo on demand e per il binge watching. Non sono nate ieri ma sembrano davvero il futuro delle serie.

Sono di breve durata e di stampo novellistico, da anni riempiono i palinsesti delle tv a pagamento (da Showtime a HBO e Sky) e stanno facendo la fortuna delle piattaforme in streaming.

Li chiamano "film in 10 ore", ma non sono film, sono serie. La loro struttura nasce da lontano, dagli sceneggiati degli anni Sessanta.

Potremmo definirli i serial ai tempi di Netflix: hanno bisogno di molti personaggi in azione, capaci con le loro storie di dar vita ad un intreccio avvincente e in progress, ma non senza un finale.

Quel che è certo è che la visione distratta tipica del mezzo televisivo ha lasciato lentamente il posto ad un’esigenza di attenzione sempre più simile a quella cinematografica.

Come riconoscerli? Queste le loro principali caratteristiche.

Serie tv su Netflix. Sono serial, ma le chiamiamo serie

Le puntate stanno al serial come gli episodi stanno alla serie, se volessimo essere precisi.

La puntata è un segmento narrativo non autosufficiente, strettamente concatenato a quelli che lo precedono e che lo seguono. L’episodio è, al contrario, autoconclusivo, sebbene sia legato da una continuità narrativa agli altri episodi di un progetto seriale.

 

I termini hanno uno strano destino, i serial di Netflix li chiamiamo serie, termine esploso nell’immaginario collettivo al pari del termine episodio.

Ciò che conta è la loro capacità di intrappolarci nella rete, coinvolgendoci puntata dopo puntata.

Un trionfo di linee orizzontali

Una questione che riguarda chi le scrive, che ha però influito notevolmente sul successo globale del racconto seriale. Le trame orizzontali non si esauriscono in un segmento, ci trasportano da una puntata all’altra senza soluzione di continuità. Sono perfette per uno spettatore che può accedere ai contenuti senza pubblicità, quando vuole, dove vuole e attraverso dispositivi diversi.

Consapevoli di questo trend, le principali piattaforme in streaming hanno compreso che il serial di media lunghezza (all’incirca 10 puntate a stagione, ma anche meno) è il prodotto migliore da proporre in un unico blocco. Narrazioni di ampio respiro, lunghe e complesse vicende tutte collegate tra loro da fili rossi (detti linee orizzontali). Non sono forse lunghi film La casa di carta, Suburra o Stranger Things?

E il binge watching (letteralmente l’abbuffata di visione, ovvero la maratona televisiva) è garantito.

Tra un teaser e un cliffhanger

Tra una puntata e l’altra, un particolare colpo di scena, il cliffhanger, lascia lo spettatore con il desiderio di andare avanti, di voler vedere il seguito, di voler conoscere le sorti dei personaggi. Lo lascia lì, nel bel mezzo dell’azione, sul più bello…

Quanto agli esordi, questo particolare tipo di serial non ha affatto rinunciato al teaser: una sequenza d’apertura di circa cinque minuti, tesa ed eccezionale, che ci catapulta direttamente nell’azione. Quasi una costante nel cinema action-adventure, in ambito audiovisivo si è sviluppato in televisione, dove la minaccia del telecomando ha imposto, fin dagli albori, sequenze d’apertura destinate a garantire un immediato interesse.

L’obiettivo oggi come ieri è lo stesso, ne ha bisogno anche lo streaming, prendere lo spettatore per la gola e inchiodarlo alla visione.

Televisione complessa, personaggi complessi

Più la televisione tende al cinema, più si assiste ad una valorizzazione della struttura psicologica dei personaggi.

Tutto è iniziato con la quality tv, ovvero la televisione di qualità, sviluppatasi in America a partire dagli anni Ottanta, oggi giunta a totale compimento proprio grazie a questo genere di serial. Qualità intesa anche come complessità, con personaggi pieni zeppi di luci e ombre, di passati ingombranti e capaci anche di evolversi.

 

Un tempo non c’erano dubbi: i telefilm erano popolati da personaggi sempre uguali a sé stessi, o quasi.

Oggi ne esploriamo approfonditamente i conflitti interiori. Nodi psicologici difficili da superare vengono sciolti nel finale. Debolezze che ridimensionano l’aspetto eroico mostrandoci la loro fragilità.

Una creazione di mondi più che di trame

Le nuove serie tv creano mondi e antefatti sempre più elaborati, tanto da trasformarsi in mitologia. Termine entrato nell’immaginario dei patiti di "serie" tv grazie a Lost, che ne contiene una vastissima, piena zeppa di misteri soprannaturali e fantascientifici, capaci di incidere sul futuro dei personaggi.

Stesso discorso per l’apocalisse zombie di The Walking Dead. Il mistero della catastrofe viene fornito un po’ alla volta, dando nuova linfa allo show. Per non parlare di Westworld, la sua mitologia ha permesso di regalare agli spettatori una serie di enigmi a matrioska, un vero e proprio labirinto di misteri che, dietro aree del parco non ancora esplorate, si intrecciano perfettamente con il presente della "serie".

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