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11-12-2019
Tecniche di ripresa cinematografica: scopriamone alcune.
Un tempo i virtuosismi registici erano affidati alla capacità di utilizzare in modo del tutto originale tradizionali metodi di ripresa, senza l’uso di particolari effetti speciali né di un lavoro in post-produzione.
Intuizioni semplici ma geniali o complesse elaborazioni rese possibili dall’avvento del digitale, in ogni caso tecniche all’avanguardia e d’autore.
In ordine sparso, dall’Effetto Vertigo al Bullet Time. Scopriamone alcune.
Autore tra i più innovativi e moderni, eppure Pop. Alfred Hitchcock ha precorso i tempi anche creando nuove tecniche di ripresa. Tra queste l’Effetto Vertigo, che prende il nome da una sua celebre pellicola del 1958 (anche nota come "La donna che visse due volte"). In "Vertigo", Hitchcock utilizzò questa tecnica per creare il senso di vertigine provato da un protagonista acrofobico. Anche detto Dolly Zoom, l’Effetto Vertigo combina uno zoom in avanti e una carrellata indietro, o uno zoom all’indietro e una carrellata in avanti. La caratteristica più evidente è che lo sfondo sembra cambiare dimensione rispetto al soggetto. Molti anni dopo Hitchcock è Spielberg a ridare linfa a questo effetto, omaggiando più volte il Maestro nel suo "Lo Squalo".
Tecnica amata dal documentario e dalla Nouvelle Vague francese. Il primo film ad usarla ampiamente fu "Fino all’ultimo respiro" di Jean-Luc Godard. L’effetto che si crea è che qualcosa manchi, che ci sia un salto temporale. Il montaggio ha un ruolo determinante e il Jump Cut, oltre ad essere una scelta stilistica, aumenta il ritmo della narrazione.
Con il digitale è diventato tutto più facile, ma la tecnica di ripresa cinematografica timelapse ha i suoi anni. Avete presente quei filmati accelerati dove le nuvole corrono ad una velocità quadrupla rispetto alla realtà? Spesso utilizzato per far scorrere velocemente il tempo in un film, si tratta di una sequenza di fotogrammi accelerati nella fase di montaggio.
Tra gli esempi celebri, "Koyaanisqatsi: Life Out of Balance" di Godfrey Reggio del 1982 e "Microcosmos", film documentario sulla vita degli insetti, di Claude Nuridsany e Marie Perennoudel 1996.
Un movimento di macchina molto fluido reso memorabile da Stanley Kubrick che lo utilizzò in alcune sequenze di "Shining". Si ottiene attraverso un supporto meccanico su cui viene montata una macchina da presa, sostenuto dall’operatore per mezzo di un sofisticato sistema di ammortizzazione.
Quando l’effetto speciale diventa vero e proprio motore estetico e narrativo. Introdotto nella trilogia di "Matrix", il Bullet Time consente di spostare gradualmente il punto di vista in rapporto ai movimenti dei personaggi sulla scena, nel caso di "Matrix" i personaggi appaiono in slow-motion mentre il resto del quadro è a velocità standard. Si tratta di un sistema composto da numerose fotocamere che scattano molteplici fotografie nello stesso istante da diversi punti di vista. Neo schiva i proiettili rallentando il tempo e la tecnica ispira videogiochi e film a venire.
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